Supporto psicologico ai genitori: quando è utile? Scopriamolo assieme!

supporto psicologico ai genitori

Essere genitori è l’esperienza più bella ed emozionante al mondo, ma  anche la più difficile e complessa: sono messe in gioco emozioni sempre diverse, compaiono domande e dubbi a cui spesso non siamo capaci di rispondere. Da qui l’utilità di un supporto psicologico ai genitori in moltissime situazioni della vita di un figlio! Prima di addentrarci nell’argomento desidero condividere con voi un’intervista che ho effettuato per RADIO LOMBARDIA, all’interno del programma Live Social, sull’importanza dei genitori di ricorrere ad un supporto psicologico!

Un supporto psicologico ai genitori prima della nascita del figlio

L’esperienza personale e lavorativa di molti anni mi porta ad affermare che, se ciascuna donna prima di concepire un bimbo, cercasse di raggiungere un buon livello di serenità ed equilibrio personale, apporterebbe dei benefici enormi a se stessa e di conseguenza anche al proprio figlio, dalla sua nascita e durante tutta la sua crescita!

Perché è utile un supporto psicologico ai genitori in gravidanza?

Come  cerco di spiegare nell’intervista (minuto 1.35 sec e poi ancora 3 min 45 sec), il legame che ciascuno di noi ha avuto con la propria mamma (attaccamento) influisce sulle modalità con cui entriamo in relazione con gli altri incluso nostro figlio. Per tanto, le problematiche che abbiamo avuto nel rapporto con nostra mamma inconsapevolmente verranno riversate sul bimbo, arrecandogli dei problemi nella sua crescita psico-fisica.

Esempio pratico

Se abbiamo avuto una mamma molto ansiosa, saremo cresciute con l’idea di un mondo insicuro, spaventoso e riporteremo questo stato d’animo su nostro figlio, che crescerà a sua volta titubante e reticente ad affrontare esperienze nuove. Certamente la figura di un padre/marito più equilibrato contribuirà al benessere del bambino, ma comunque non potrà eliminare gli effetti negativi che la mamma arrecherà su di lui!

Un supporto psicologico ai genitori nelle fasi di crescita dei figli

Lo psicologo può essere di aiuto innanzitutto per rispondere ad alcuni dubbi del genitore a fronte di una fase di crescita del proprio figlio o di un suo comportamento. Si tratta di domande per alcuni genitori banali, ma per altri invece più complesse, che meritano dunque un confronto con uno specialista che possa orientarli al meglio.

Domande a cui lo psicologo può rispondere

  • Mia figlia vuole sempre venire nel lettone, ma è corretto?
  •  Il momento dei pasti è un incubo, come fare?
  • Non ne posso più dei continui capricci di mio figlio!!
  • Mio figlio non mi ascolta mai, come posso fare per farmi rispettare?

E quindi?

Abbiate coraggio come genitori di ricorrere ad un supporto psicologico che aiuti a superare le difficoltà e orientare la famiglia! Lo dico per esperienza diretta come mamma e come professionista: mi capita di aiutare in pochi colloqui genitori disperati che ne guadagnano in qualità di vita e salute generale!!

Un supporto psicologico ai genitori in crisi a causa del figlio

Come racconto nell’intervista (4 min e 27 sec), ci sono momenti in cui è il genitore stesso ad entrare in crisi e stare male, spesso come conseguenza di un’incapacità momentanea di far fronte ai figli. La mamma può intristirsi fino a diventare depressa, il papà troppo sotto stress inizia a sviluppare dipendenze poco sane, come l’alcol, internet e a sua volta si deprime. In queste circostanze è FONDAMENTALE CHIEDERE AIUTO per sé stessi e indirettamente per la propria famiglia!

Situazioni più frequenti che si verificano dopo un primo colloquio

Per esperienza è facile trovarsi di fronte come psicologi a 2 situazioni differenti, che ci guideranno verso un percorso piuttosto che un altro con tempistiche proprie!

Prima situazione

Dopo un primo colloquio col genitore emerge che il malessere riscontrato è importante ma non così intenso e destrutturante; in tal caso il lavoro è più rapido, si tratta di supportare il genitore e fornirgli qualche strategia per fronteggiare al meglio ciò che sta vivendo.

Seconda situazione

Nel caso in cui dovesse emergere che il malessere sperimentato è molto intenso, perché ha riportato il genitore a rivivere traumi passati non superati, allora è fondamentale effettuare un lavoro più profondo. Dopo aver raccolto la  storia di vita del genitore, si capisce quali sono le situazioni passate irrisolte che lo attivano e influiscono sul presente. Solo dopo aver superato i traumi passati si vivrà meglio il momento attuale!!

Esempio pratico

Maria ha da poco un bimbo e si sente inadeguata: ogni volta che il piccolo piange sente di non farcela! Ci conosciamo e dal confronto emerge che il suo malessere si collega a un doppio evento: una mamma molto severa che l’ha fatta sentire sempre inadatta e un’esperienza scolastica negativa nella quale veniva presa in giro costantemente. Maria credeva di aver superato tutto finché è diventata mamma!! L’avere tra le braccia il figlio e non riuscire a calmarlo la faceva sentire inadeguata come allora.

Un supporto psicologico ai genitori come coppia!

In ultimo, ma non per questo meno importante, è di grande aiuto lo psicologo quando la coppia si sente in crisi, fatica a ritrovarsi a seguito della nascita di un figlio o di alcune difficoltà comparse. Chiunque vive in coppia sa quanto sia meraviglioso scoprirsi e innamorarsi, ma al tempo stesso come sia facile perdersi, rinunciando a quanto di bello c’era prima della nascita dei figli.

Cosa avviene nel concreto in un colloquio con la coppia?

Le ragioni che possono portare la coppia a perdersi sono molteplici, come i modi per ritrovarsi. Il lavoro che effettuo con le coppie va proprio in direzione del migliorare la comunicazione, l’espressione dei bisogni intimi personali e il ripercorrere la propria storia d’amore, cercando di capire dove ci si è persi e come fare per ritrovarsi!!

Ingrediente segreto nel rapporto figli-genitori

Come segnalo in chiusura dell’intervista l’ingrediente segreto per uscire da qualunque crisi anche quelle coi figli sono le EMOZIONI, la capacità di riconoscerle, in noi prima di tutto, nei nostri figli, ascoltarle per poi utilizzarle a nostro vantaggio! Usarle come mezzo principale di comunicazione per risolvere i conflitti che nel tempo si creano!

Esempio pratico

Nostra figlia Elena ha 12 anni e si è sviluppata da poco: da magra che era è ingrassata qualche chilo e appare un filo robusta; non è mai stata attenta particolarmente né al suo aspetto fisico né all’abbigliamento. Tornata da scuola un pomeriggio è di umore negativo ma non dice nulla. Dal giorno dopo inizia a fare scenate sui vestiti che ha e sul fatto di non voler andare più a scuola, facendo impazzire tutti e avviando litigi continui senza fine.

Come comportarsi?

PRIMO STEP: ANALIZZIAMO LE NOSTRE EMOZIONI

Il primo lavoro da effettuare è quello di analizzarci e chiederci cosa proviamo e con che intensità.

Primo scenario possibile

Le discussioni con Elena ci fanno sentire arrabbiate ed esauste, ma tale emozione risulta poco intensa; in tal caso possiamo accoglierla e solo dopo cercare di calmarci, magari ricorrendo a qualche tecnica di rilassamento o al respiro rallentato per tornare al momento presente e alla tranquillità.

Secondo scenario possibile

Se la rabbia vissuta è molto intensa provo a chiedermi: “quando mi sono sentita così in passato da bambina?”.  Ecco che mi torna in mente quando da adolescente in sovrappeso venivo presa in giro perché grassa e goffa nei movimenti. Le liti con Elena probabilmente mi impedivano di ascoltarla veramente per allontanarmi da quell’emozione che lei provava identica alla mia da bambina. Solo dopo questo passaggio posso cercare di calmarmi, ritrovare la mia parte Adulta che mi consente di distanziarmi dalla mia parte infantile e parlare con mia figlia.

SECONDO STEP: ANALIZZIAMO LE EMOZIONI DI NOSTRA FIGLIA

Mi fermo e analizzo la situazione

Ora che sono più calma noto che dietro le scenate di rabbia di mia figlia probabilmente si nasconde un forte disagio, tanta tristezza e vergogna.

Osservo il comportamento di Elena

Durante un momento di crisi mentre si arrabbia perché vuole vestiti nuovi da mettere, noto che Elena è tesa e triste; decido di non intervenire, la guardo in modo comprensivo e a quel punto lei mi comunica che a scuola durante l’ora di ginnastica hanno iniziato a deriderla perché grassa e lenta e anche perché vestiva male!

Empatizzo con mia figlia

Provo a mettermi nei panni di Elena e dico: “Elena in effetti avevo colto che eri diversa da qualche giorno..mi sembravi più nervosa e triste…ma ne avevi tutte le ragioni allorasai che è successo anche a me da bambina una cosa simile? ….. ”

Comunico quanto mi sembra di aver compreso

E’ utile ora sintetizzare il problema e chiedere all’altro conferma di aver capito bene: “da quello che racconti quindi avere gli occhi addosso dei compagni che ti dicono che sei grassa e che non vesti bene ti fa stare tanto male….ti fa chiudere in te stessa e non ti fa venire più voglia di andare a scuola..è così?”. Se riceviamo conferma possiamo passare all’ultimo punto, altrimenti dobbiamo riformulare il problema per capire meglio.

Cerchiamo possibili soluzioni

Si tratta della fase più creativa nella quale assieme si cercano soluzioni al problema; ad esempio si potrebbe proporre ad Elena di andare a fare shopping assieme, di aiutarla a seguire un’alimentazione più sana, di farle fare più movimento. Si può anche aiutarla ad imparare a rispondere nei dovuti modi ai compagni e gestire meglio le emozioni che sente.

In conclusione

Che ne pensate? Mi auguro di essere risucita a spiegarvi meglio alcuni aspetti sul supporto psicologico ai genitori e di aver suscitato in voi anche nuovi interessi! Se desiderate un confronto chiamatemi pure, scrivetemi  o prenotate 20 minuti di Sky gratuiti!

A presto!

Dott.ssa Sabrina Borraccia